il Giappone in Italia


Approfondimento


In questa prima lezione del fastidiosissimo Dabide sensei(scemopococemanca), si parla di alcuni riferimenti spaziali, come UE (che in Napoletano significa tutt'altro), SHITA, MAE, USHIRO (o anche URA), MIGI e HIDARI.

Approfondiamo l'argomento? Ma si dai...

Cominciamo dunque a conoscere ad esempio la parola NAKA che significa "dentro", e poi anche MAN NAKA o NAKA BA, che significa "al centro". Quindi SOTO che traduce "fuori". Ci sono poi dei termini che traducono "vicino" e che non dobbiamo confondere. Vediamoli: CHIKAI significa appunto "vicino" ed essendo un I-adgective (avevamo parlato di I e NA-adjectives), nel momento in cui assume una forma avverbiale diventa CHIKAKU che siginifca quindi "nelle vicinanze". 

Ripassiamo questo punto. Gli I-adgectives (o aggettivi che terminano in I, all'italiota) sono degli aggettivi che hanno la particolarità di terminare tutti in I: CHIKAI (vicino), MIJIKAI (corto), NAGAI, (lungo), e così via.

Ma se io conosco ad esempio HAYAI (veloce), e volesi tradurre "velocemente" come cacchio faccio? Semplice, uso l'avverbio corrispondente, ovvero prendo la I finale dell'aggettivo e la butto nel cesso, ed al suo posto metto KU.

Quindi se HAYAI è "veloce", HAYAKU è "velocemente". Se CHIKAI è "vicino", CHIKAKU (NI) è "nelle vicinanze" ("vicinamente" nun se pò sentì...).

Comincia ad essere tutto più chiaro? Vedete la luce? Anche voi, fratelli!! Vedete la luceee????

CHIKAI è "vicino", TŌI è "lontano". Se CHIKAKU (NI) è "nelle vicinanze, nei paraggi", TŌKU è "in un posto lontano, remoto" ("lontanamente" pure fa cagare come traduzione...).

Vabbuò, andiamo avanti (MAE). 

Abbiamo detto che per tradurre "vicino" usiamo CHIKAI, ma potremmo anche utilizzare TONARI, che ha lo stesso significato e traduce praticamente l'idea di "di fianco", e traduce addiritura "vicino" inteso come vicino di casa.

"Vicino" è tradotto pure da YOKO, con un significato però un pò diverso, Diciamo che YOKO potremmo tradurlo come "accanto". Infatti YOKOHAMA potrebbe essere tradotto come "accanto" (YOKO) alla "spiaggia" (HAMA).

Un altro modo per tradurre "vicino" è SOBA che però viene più che altro utilizzato a livello sentimentale (no, non è il SOBA che mangiate la sera a cena...e cribbio però un pò di collaborazione pure voi o mi fate pure passare la voglia mi fate...).

Comunque, andiamo avanti: YOKO GITTE traduce "attraverso", MASSUGU "dritto", TE MAE "appena prima", SAKI "subito dopo", OKU NO "infondo". E' bene magari per ora anche sapere TOKORO, "luogo" e "area" che può esere tradotto con (NO) ATARI (es. KONO ATARI = in questa zona"), ERIA o HEN.

Ottimissimo. Abbiamo ormai tutti gli strumenti per fare dei discorsi complicatiss...ah, no!!! Cacchio, senza verbi ndo annamo??

Vediamo quelli più importanti, ok?

IIKIMASU (IKU) = andare, KIMASU (KURU) = venire, KAERIMASU (KAERU) = tornare.

Questi verbi credo ormai siano abbastanza noti un pò a tutti (....mi guardano strano, lo avverto). Ma è bene subito chiarire una cosa importantissima. Se devo dire che "vengo" in Giappone, non usiamo KURU, ma usiamo comunque IKU. Non diciamo quindi "vengo in Giappone", ma "vado in Giappone", anche se intendo dire che vengo. E' più corretto.

Quindi se la nostra geisha di turno ci chiede ITSU (quando) NIHON NI (in Giappone) KIMASU KA (vieni?), noi risponderemo ad esempio RAI GETSU ( che non è un altro canale RAI che trasmette dal Giappone ma significa "il mese prossimo") NIHON NI IKIMASU, non KIMASU. Capito? Se fossimo invece in Giappone potremmo utlizzarlo. Spero la cosa sia comprensibile, se non lo è dite quello cha vi pare e magari incomprensibili sarete voi!

Altro verbo da conoscere è MODORIMASU (MODORU). Anche MODORU traduce "tornare", ma in realtà è anche più corretto di KAERU, che andrebbe usato solo quando parliamo del tornare a casa, mentre se diciamo che torniamo in ufficio o appunto in Giappone, sarebbe più correto usare MODORU, ed io ormai utlizzo sempre quello, perchè vedo che è apprezzato (non mi ridono appresso, in parole povere), ma anche KAERU va bene alla fine, perchè anche i giapponesi stessi lo usano in vece di MODORU anche in altri contesti.

Altri verbi utili: HAIRIMASU (HAIRU), entrare, HASHIRIMASU (HASHIRU), correre, DEMASU (DERU), uscire, ARUKIMASU (ARUKU), camminare, MAGARIMASU (MAGARU), svoltare, WATARIMASU (WATARU), attraversare, TOMARIMASU (TOMARU), parcheggiare, MACHIMASU (MATSU), aspettare.

Beh, adesso si che abbiamo un sacco di strumenti per parlare, porca zozza!!!

Proviamo a fare qualche frase? Dai, dai!! che bello!!!

Comincio io, ok?

ANO, SUMIMASEN! KONO CHIKAKU NI RESUTORAN GA ARIMASU KA = ehm, scusi! C'è un ristorante qui vicino?

Proviamo anche a fare una traduzione colloquiale, visto che il malefico aveva già introdotto qualcosa? Eccola:

ANO, CHOTTO....KONO CHIKAKU NI RESUTORAN GA ARU?

Come vedete nel colloquiale si utilizzano i verbi nella dictionary form (JISHŌ KEI) e non si usa la particella KA per fare le domande ma si fanno con l'intonazione della voce, come da noi.

Proviamo a rispondere? Ecco la risposta:

HAI, GINKŌ NO MAE NI ITARIA NO RESUTORAN GA ARIMASU = si, davanti alla banca c'è un ristorante italiano

Colloquiale: UN, GINKŌ NO MAE NI ITARIA NO RESUTORAN GA ARU 

Fichissimo, vero?????

Usiamo il NI nelle frasi viste perchè i verbi che traducono "esere, stare" ovvero ARIMASU (ARU) e IMASU (IRU) lo richiedono, così come vogliono il GA e non il WA dopo l'argomento.

E voi? Perchè non provate a fare anche voi delle frasi? Che ne dite? Ci divertiamo? Allora iscrivetevi al nostro gruppo, se già non lo avete fatto e... provate!!! Vi aspettiamo!!!

Abbiamo un pagina tutta dedicata allo studio della lingua!! Incredibile!!!! (speriamo che almeno un paio di persone si iscrivono...).