il Giappone in Italia


Lezione 12

E sono 12! chi mai l'avrebbe detto che saremmo arrivati a 12 lezioni? Chi??! Io no di certo... Comunque, zaino in spalla e partiamo per quest'altra faticosissima lezione. Banzai!

Eravamo al telefono, ricordate? (ma che lo chiedo a fare...). Alziamo la cornetta! Stiamo chiamando il negozio sotto casa. Naturalmente viviamo in Giappone ed abbiamo una casa bellissima con un giardino zen (dato che dobbiamo cazzeggiare, facciamolo come Buddha comanda). Vogliamo chiedere se hanno delle birre, ma vogliamo parlare con la titolare, la bellissima Yoko, con cui abbiamo une mezza tresca. Vediamo cosa succede:

mise no hito (negoziante): MOSHI MOSHI ?

watashi (io): HAI, FURABIO DESU KEDO...YOKO SAN GA IMASU KA

mise no hito: HAI, IMASU. SHŌ SHŌ OMACHI KUDASAI

Prima interruzione.

Innanzitutto MISE NO HITO. MISE l'avevamo visto come kanji la lezione scorsa e significa "negozio". NO è una particella che indica possesso, come avevamo già spiegato. HITO signfica "persona". Quindi MISE NO HITO = negoziante, persona del negozio.

Cosa mai sarà SHŌ SHŌ OMACHI KUDASAI? Semplice, significa "aspetti un momento, per favore". Non vi dice nulla questa cosa? Ehi!! Ma ci sieteeee eeettteee ttteee eee.... Bah. Comunque se qualcuno sta leggendo questa lezione ed è stato addirittura così impavido da leggersi anche quelle dietro e riesce anche a ricordarsi qualcosa di quello che ha letto (sto rasentando l'impossibile, lo so da me), avrà notato che avevamo introdotto la parola CHOTTO . Ricordate la traduzione? Vabbè...ve la dico io: "un pò".

Partiamo da un punto fermo, il verbo "aspettare", che si traduce con MACHIMASU (MATSU).

Se vogliamo dire "aspetta un momento, per favore", abbiamo 2 strade. Una è quella più usata e che sentirete spesso quando andrete in Giappolandia, ovvero CHOTTO MATTE KUDASAI. L'altra è appunto SHŌ SHŌ OMACHI KUDASAI.

KUDASAI vuole dire, come sappiamo, "per favore". E già è qualcosa.

CHOTTO e SHŌ SHŌ hanno lo stesso significato.

Ora, premesso che quando si approfondirà la grammatica si parlerà bene di quella che viene chaiamta la -TE form e di tutte le implicazioni legate alle varie classi di verbi e all'utilizzo nel formare vari tipi di frasi, possiamo per ora dire che per chiedere a qualcuno qualcosa per favore, possiamo usare la forma terminante in TE KUDASAI se affrontiamo un discorso nel collquiale oppure la forma O (verb-MASU) KUDASAI, se vogliamo usare un linguaggio formale.

Spieghiamoci meglio. Nell'esempio precedente abbiamo usato la cosidetta TE form del verbo MACHIMASU, che è MATTE (per ora lasciate perdere come ci si arriva, verrà spiegato poi, l'importante è che ricordate il termine). Quindi per dire "aspetta per favore" diciamo MATTE KUDASAI.

Nel secondo caso, più formale, usiamo la seconda forma e diviene appunto O + MACHI (togliamo il MASU finale) + KUDASAI, quindi OMACHI KUDASAI.

"Ma questo principio vale allora per tutti i verbi?" chiederà lo studente attento e intraprendente. Ebbene si! E' proprio così. In generale la cosa funziona proprio a questo modo.

Facciamo qualche esempio?

Prendiamo il verbo KAERIMASU (tornare). "Torna per favore" si potrà dire colloquialmente KAETTE KUDASAI, oppure formalmente OKAERI KUDASAI.

Proviamo ora con HAIRIMASU (HAIRU, entrare). "Entra, per favore" sarà rispettivamente HAITTE KUDASAI e OHAIRI KUDASAI.

Chiaro? Complicato? Si un pò si dai...ma voglio vedervi soffrire...waaahahahahaahahh (risata diabolicissima).

Facciamo una pausa? Vediamoci un bel video su come preparare i mitici Takoyaki:

 

Eccoci di ritorno. Stavamo parlando al telefono ed eravamo in attesa di sapere se potevamo parlare con la meravigliosa Yoko. Ci sarà? Non ci sarà? Non resta che aspettare......................fffzzzzzz..............kkkkkrrrssshshhshhhshs.....ecco, sento dei passi.

Yoko: MOSHI MOSHI ? DONATA DESU KA

Altro stop. "eh no!!! bastaaa!!!!vogliamo vedere come prosegue la telefonata, sensei maledetto!! ti odioo!!!".

Qualcuno non è d'accordo con i miei metodi. Sicurezza! Sapete cosa fare... Bene. Non disturberà più il tipo.

(si sente un grido atroce in lontananza, subito soffocato, poi il nulla...silenzio)

Torniamo alla telefonata. Chi sarà mai questa Donata? Come fa a sapere che sono proprio Donata, cosa che poi nemmeno è vera? In realtà Yoko voleva chiedere semplicemente "chi è?", ma non utilizza DARE per dire "chi", bensì DONATA, che è più formale, e non sapendo ancora chi c'è dall'altra parte del telefono usa un lungiaggio formale, rispettoso.

Andiamo avanti.

watashi: YOKO SAN!! KOKO, FURABIO DESU. GENKI DESU KA.

(Yoko!! Qui è Flavio. Come stai?)

Yoko: FURABIO SAN!!!! I LOVE YOU!!! TE QUIERO!!! TI AMOOOO!!!

(Flavio, ammazza quanto me piaci!!!!!)

Beh, forse non sarà proprio quella la risposta, ma comunque andiamo avanti con la chiacchierata (OSHABERI) telefonica.

watashi: YOKO SAN, YAMETE KUDASAI. KIITE KUDASAI. BIRU GA ARU NDESU KA

Notato qualcosa? Ben due frasi simili a quelle viste prima: YAMETE KUDASAI significa "smettila, per favore" e deriva dal verbo YAMEMASU (YAMERU). KIITE KUDASAI significa "ascolta, per favore" e deriva dal verbo KIKIMASU (KIKU).

Troviamo poi NDESU, quindi stiamo parlando in maniera colloquiale, informale, dato che Yoko è la nostra, anzi la mia, dolce 3/4 (non dolce metà, in quanto è abbastanza paffutella la tipa).

In maniera formale avremmo detto la stessa cosa così: BIRU GA ARIMASU KA.

Ma contintuiamo:

Yoko: WAKARIMASEN

watashi: JA, MITE KUDASAI

Yoko: CHOTTO MATTE KUDASAI...IIE. KYŌ WA ARIMASEN. GOMEN NASAI

WAKARIMASEN è un'altra di quelle paroline che dovete imparare bene e che sentirete spesso. Significa "non lo so" e non è altro che la forma negativa del verbo "sapere" (WAKARIMASU - WAKARU).

Ricordate il negativo? Si forma trasformando la forma in MASU e facendolo diventare MASEN. Quindi WAKARIMASU diventa WAKARIMASEN.

KYŌ significa "oggi".

Quindi ci sta dicendo che no, oggi non ci sono birre. E si scusa con GOMEN NASAI che significa appunto "sono spiacente".

In questo caso, essendo mortificata, sta usando un linguaggio formale, quindi ARIMASEN e non NAI, come si usa nel linguaggio informale. GOMEN NASAI e non semplicemente GOMEN.

Come avrete capito il linguaggio formale ed informale si mescolano nei discorsi, a meno che non siano situazioni molto formali ed allora il linguaggio informale proprio non deve essere utilizzato. O meglio può farlo un superiore verso un suo inferiore, ma mai il viceversa.

JA è la versione informale di DEWA, che significa "allora".

Siete stanchi? La facciamo un'altra pausa prima di concludere la chiamata? Ma si...

Facciamoci un giretto in Mountain Bike. Andiamo!

 

Concludiamo ora la telefonata.

watashi: YOKO SAN, DAIJOBU DESU. ARIGATŌ GOZAIMASHITA. JA, MATA

Yoko: MATA ASHITA. BAI BAI

Bene. la telefonata è finita, finalmente. DAIJOBU significa "va bene", "ok". Dopo ARIGATŌ usiamo la forma passata GOZAIMASHITA invece del più usato GOZAIMASU in quanto ci riferiamo ad un'azione conclusa, quella cioè di aver verificato se le birre ci fossero o meno.

Ricordiamo che la forma passata dei verbi si forma partendo dalla MASU form e trasformando MASU in MASHITA. Quindi GOZAIMASU al passato diventa GOZAIMASHITA.

MATA sappiamo vuoler dire "ancora". JA, MATA potrebbe essere tradotto come "allora, ci si vede/alla prossima".

MATA ASHITA è "ancora" + "domani" (ASHITA), quindi "ci vediamo domani/a domani".

Abbiamo dunque visto KYŌ, "oggi", ASHITA, "domani", e a questo punto introduciamo anche "ieri", ovvero KINŌ.

BAI BAI significa naturalmente "ciao" e non è altro che la trasformazione fonetica in sillabe giappe del bye bye inglese.

Hiragana time.

Cominciamo con HA:

Potete vedere ora la scritta in basso a destra nel riquadro. HASHI, che significa "ponte" o anche "bacchette".

Ed ecco ora HI:

Esempio: = fuoco (HI)

Molto semplice davvero. E' ora il turno di FU. Già FU e non HU, che in giapponese non esiste come sillaba:

Esempio: GU = pesce palla (FUGU)

Quindi HE, forse il più semplice di tutti:

Esempio: YA (HEYA) = stanza

Ed infine HO:

HIRAGANA 6

 

Nell'ultimo riquadro a destra potete leggere HOSHI, ovvero "stella".

Vi chiedo oggi un piccolo sforzo e questa volta ve ne presento altri 5. Razione doppia. E senza prezzi aggiuntivi!!! Incredibile vero? (speriamo che ci cascano...10 hiragana potrebbero portarli ad una reazione violenta, ma sembra che nessuno dica niente...proviamo a proseguire...).

Ecco a voi MA:

Esempio: DA (MADA) = non ancora

Ecco a voi MI:

Esempio: みみ (MIMI) = orecchio

Ecco a voi MU:

Nel riquadro in basso a destra potete leggere MUSHI, ovvero "insetto"

Ecco a voi ME:

Esempio:  (AME) = "pioggia" o "caramella"

Ecco a voi MO:

HIRAGANA 7

 

Esempio: RI (MORI) = foresta

Ed eccoci ai Kanji odierni. Il primo è il kanji di "fuoco", HI:

Si scrivono prima i due pezzettini (prima il sinistro, poi il destro) e quindi si scrive prima il tratto lungo a sinistra dall'alto verso il basso, quindi quello discendente a destra, partendo più o meno dalla metà del primo.

Noi avevamo scritto HI in hiragana, ma le parole spesso hanno dei kanji corrispondenti, come saprete. Se fosse tutto scritto solo in hiragana sai che pacchia!!!!

Secondo kanji: TSUCHI, "terreno". Prima il tratto orizzontale in alto, poi quello verticale, quindi quello orizzontale in basso.

Terzo kanji: KI, "albero". Come potete vedere il kanji ricorda la forma del terreno (vedi kanji sopra), con le radici sotto, quindi l'albero. E' chiarissimo!!

Quarto kanji: TE, "mano". Si disegnano i 3 tratti orizzontali in sequenza ed infine quello verrticale con un piccolo uncino alla fine.

Quinto e ultimo kanji (oggi vi massacro, maledetti!): DO, "via" (ma le traduzioni potrebbero essere variegate). Se avete fatto JUDO, AIKIDO, KENDO o simili, avrete notato scritto questo kanji (figurati...).

Ottimo davvero. Ci avviciniamo alla mia ultima lezione prima di lasciare il testimone a quel pazz...a quel bravo insegnante di Davide, che apporterà non poche modifiche al metodo di studio, ma ne riparleremo in maniera più approfondita nella prossima lezione, amici. Buono studio! ...tudio...udio...dio...io...o (mi sento solo...).

Vocabolario:

HITO = persona

MISE NO HITO = negoziante

SHŌ SHŌ = CHOTTO = un poco, un momento

MACHIMASU/MATSU = aspettare

HAIRIMASU/HAIRU = entrare

DONATA = DARE = chi

OSHABERI = chiacchierata, chat

YAMEMASU/YAMERU = terminare, finire, smettere

KIKIMASU/KIKU = sentire

WAKARIMASU = capire

WAKARIMASEN = non capire

GOMEN (NASAI) = mi dispiace

KYŌ = oggi

ASHITA = domani

KINŌ = ieri

BAI BAI = ciao, bye bye

DEWA/JA = allora

DAIJOBU = ok, tutto a posto

HASHI = ponte, bacchette

HI = fuoco

FUGU = pesce palla

HEYA = stanza, camera

HOSHI = stella

MADA = non ancora

MIMI = orecchio

MUSHI = insetto

AME = pioggia, caramella

MORI = foresta

HI = fuoco

TSUCHI = terreno

KI = albero

TE = mano

DO = via, strada, percorso,...