il Giappone in Italia


Approfondimento


I pronomi interrogativi

 

Cerchiamo in questo approfondimento di chiarire un pò il discorso sui cosiddetti pronomi interrogativi e delle loro varianti.

Eccoli:

DARE (chi)

NAN/NANI (cosa)

DOKO (dove)

ITSU (quando)

IKUTSU (quanti)

DORE (quale)

DOCHIRA/DOCCHI (quale, tra due)

IKURA (quanto, riferito al denaro)

Tali pronomi, non vogliono mai il WA, ma eventualmente il GA.

Se quindi dovessi chiedere: "chi c'è?", lo tradurrei con: DARE GA IMASU KA

Similmente: DORE GA ANATA NO DESU KA = quale è tuo?, IKURA DESU KA = quanto costa?

E così via.

Ora, se aggiungiamo a tali parole, la particella KA, succede una cosa stranissima, ovvero si traduce "qualche...", o meglio:

DAREKA = qualcuno (un'altra forma è: NAN NIN KA, ma meglio usare DAREKA)

NANIKA/NANKA = qualcosa

DOKOKA/DOKKA = in qualche posto

ITSUKA = qualche volta

IKUTSUKA = qualcuno, alcuni

DOREKA = uno, qualche (fra molti)

DOCHIRAKA = uno (tra due)

IKURAKA = un pò (denaro)

Anche qui possiamo sbizzarrirci con le frasi: DAREKA IMASU KA = c'è qualcuno? (sarebbe DAREKA GA IMASU KA, ma dopo DAREKA, NANIKA e DOKOKA, la particella può anche essere omessa), NANIKA KATTA = ho comprato qualcosa (KATTA è la versione colloquiale di KAIMASHITA, "comprato")

Simpatico vero?

E sapete cosa? Se aggiungiamo invece di KA, MO, o DEMO, otteniamo il seguente risultato:

DARE(DE)MO = tutti - nessuno

NANIMO/NANDEMO = tutto - niente

DOKO(DE)MO= ovunque - in nessun posto 

ITSU(DE)MO = sempre - mai

IKUTSU(DE)MO = molti - pochi

DORE(DE)MO = uno qualunque - nessuno

DOCHIRA(DE)MO = tutti e due - nessuno dei due

IKURA(DE)MO = molto - poco (denaro)

Ma perchè mai ho scritto come traduzione due  parole che sono una l'opposto dell'altra? Sono forse pazzo? Secondo voi un uomo di tale levatura intellettuale come il sottoscritto potrebbe mai dire eresie? Ebbene si...ma non in questo caso. Ecco la spiegazione:

In realtà la prima traduzione va bene se la frase è positiva, mentre se è al negativo va bene la seconda. Facciamo un esempio:

HEYA NI DAREKA IMASU KA = C'è qualcuno nella stanza?

- HAI, DAREMO IMASU = si, ci sono tutti

ĪE, DAREMO IMASEN = no, non c'è nessuno

ASHITA DOKO NI AIMASU KA = domani dove ci incontriamo?

- DOKODEMO Ī DESU = va bene ovunque

- DOKODEMO NI AIMASEN. ISOGASHĪ DESU = non ci incontriamo in nessun posto, sono impegnato

E' tutto chiaro? 

Precisazione: questo schema è frutto delle mie intuizioni, perchè nessuno degli innumerevoli libri per lo studio della lingua che ho acquistato spiegano bene questa cosa, ed io credo di averla capita per bene leggendo le loro spiegazioni parziali ed andando poi per logica ed intuizione. Così, a forza di leggere frasi mi sono reso conto che MO e DEMO sono equivalenti e che forse il loro utilizzo potrebbe dipendere dall'intercalare della conversazione, ma di certo sono esattamente la stessa cosa, così come nessuno spiega appunto questa cosa ovvia del cambio di signficato a seconda che la frase sia al positivo piuttosto che al negativo. Dicono solo ad esempio che NANIMO significa "tutti", ma non dicono poi che se devo dire che "non c'è nessuno" uso sempre NANIMO che in questo caso significa "nessuno" e non "tutti", perchè è come se dicessi "non ci sono tutti", quindi "non c'è nessuno", che non è proprio ovvio, visto che per noi "non ci sono tutti" poitrebbe anche significare che in realtà qualcuno però c'è.

Conclusione: questa mia spiegazione-disamina potrebbe essere corretta da qualcuno che ne sa più di me, nel qual caso, ne prenderò nota ed aggiorneremo la cosa, altrimenti, se c'ho visto giusto, credo di meritare un plauso perchè non troverete in nessun libro una spiegazione tanto esaustiva in proposito.

 

Io