il Giappone in Italia


Nampa 3

Devo ammettere che quando ho deciso di addentrarmi nell’argomento nippo-ragazze non immaginavo certo di suscitare tutto questo interesse.
Sono stato letteralmente subissato da email, lettere, fax, telegrammi, piccioni viaggiatori e messaggi morse che mi spronavano a continuare e a terminare il mio viaggio all’interno della cultura rimorchiatoria giappoesterofila.
Che voi ci crediate o no molte ragazze giapponesi si fidanzano con ragazzi giapponesi. Sembra strano eppure è così. Le ho viste io.
Le altre a volte cercano storie con i cosiddetti gaikokujin (stranieri), da non confondere con i gaijin (contrattura della stessa parola che però assume un senso dispregiativo, variando di significato).
Oltre alle possibilità di cui vi ho già parlato negli articoli precedenti (come quali?! ma se questo è Nampa 3^ parte ci saranno pure un paio di parti prima no? e che diamine!), potete anche trovare degli annunci sulla rivista Tokyo Metropolis in versione web.
Molte ragazze mettono degli annunci per fare amicizia o qualcosa di più, solo che per quello che ho capito la quasi totalità di loro cercano un’avventura (il che a noi proprio non dispiacerebbe, ammettiamolo) con persone però che già si trovino a Tokyo, chiedendo di uscire per una birra, un caffè o una chiacchierata in inglese, tanto per cominciare.
Inoltre il seguito di Tokyo Metropolis si è ridotto di molto negli ultimi anni e quindi anche quest’opzione è sconsigliata dal sottoscritto. Così come la rivista gemella Kansai Scene distribuita per la zona di Osaka e dintorni (e presente anch’essa sul web). Pochissimi annunci. Pochissime se non nulle possibilità di rimorchio.
Essendo Tokyo Metropolis e Kansai Scene, come altre riviste similari, edite in inglese, dovrebbero dare la certezza ai lettori che le ragazze che si avvicinano ad essa e che lasciano messaggi siano interessate al fatto di essere notate dai gaikokujin. Infatti le notiamo e come, ma poi non si rimedia nulla!

Ma lasciamo stare i contatti indiretti e cominciamo a vedere come fare per approcciare in maniera diretta (anche detta “live” o “assalto frontale totale” o “accalappiachiappa”) le ragazze gaikokujinniche (?).
Dunque, sempre in base alla mia disastrosa esperienza, di una cosa sono certo: rimorchiare le ragazze durante il giorno è impresa a dir poco ardua.
Il giorno lavorano e quando sono in giro o corrono per raggiungere i vari luoghi d’appuntamento, o corrono per andare a mangiare in fretta e poi tornare al lavoro, o corrono per andare in palestra e seguire quei 38 minuti e mezzo contati di lezione di non so cosa, o corrono perché stanno scappando dalle braccia appiccicose del sottoscritto.
Quindi mattina e pomeriggio no, DAME, out, dekinai (braccia incrociate tipo Power Rangers).
La sera invece il discorso cambia un poco. Il lavoro è finito. Sono stanche, vogliono rilassarsi e non corrono più. Il fatto è che sono così stanche che a volte dopo averle approcciate ed essere al settimo cielo perché siamo riusciti a dire alla nostra “Yamato Nadeshiko” (ragazza perfetta) quanto ci piace e che vorremmo uscire con lei, ci rendiamo conto che lei stava profondamente dormendo mentre parlavamo, e che quello che ci era sembrato un sorriso altro non era che una smorfia legata al sonno.
Se non dormono ridono. Quasi sempre sono in compagnia e tra di loro si divertono davvero, forse anche per sfogare lo stress della giornata e vi assicuro che tentare di approcciare una ragazza che ci piace mentre ride a crepapelle insieme ad altre 3-4 amiche è praticamente impossibile.
C’è poi un’altra categoria di ragazze che né dormono né ridono. Sono silenti. Vogliono starsene per cavoli propri e si posizionano faccia rivolta verso il muro o in angoli desolati proprio per non essere disturbate.

La scelta sta a voi: potete approcciare la nippo-dormiente, sapendo che tanto nemmeno ascolta quello che dite (anche perché magari ha le cuffiette alle orecchie con musica in sottofondo) e convincendo voi stessi che se solo avesse ascoltato quelle parole sarebbe stata vostra (come no…), o la nippo-ilare, dicendogli qualcosa di divertente notando che le loro risate di gruppo si fermano improvvisamente e il gelo attraversa tutta l’area mentre lei cerca di capire che cosa sta farfugliando quell’ominide paonazzo e balbuziente fino a che riprende a ridere con le amiche dopo aver notato che l’alieno si è bloccato e continua a parlare al suo amico invisibile, o infine la nippo-silente che non appena vi avvicinate vi guarda in cagnesco come se aveste oltrepassato una proprietà privata pronta ad addentarvi, qualsiasi mossa cerchiate di fare.
A quel punto, per togliervi dall’imbarazzo potreste chiedere se è sua la macchina parcheggiata in seconda fila, ma sapendo che in Giappone non parcheggiano mai in seconda fila e che le macchine non vengono nemmeno parcheggiate per strada, ve ne andate via con la coda tra le gambe e lei che continua a fissarvi mostrando i denti, pronta ad azzannarvi se provate a riavvicinarvi.
Insomma, come vedete avete varie possibilità, nulla è perso.
Notate bene: se decidete di avventurarvi nel “napa wo suru” (rimorchio), sappiate che c’è davvero molta differenza tra Tokyo e Osaka. Ad Osaka le ragazze sembrano divertirsi di più. La sera i locali sono strapieni spesso solo di ragazze o quasi. Una volta ho voluto contare le persone all’interno del locale dove mi trovavo. Erano 19, me compreso: 18 ragazze e un meraviglioso rappresentante della specie umana maschile, me.
Consiglierei quindi di cominciare da Osaka, per poi passare a Tokyo e da lì farsi tutte le città più o meno grandi fino a raschiare il barile con i paeselli di campagna, le comunità montane e le grotte e i nascondigli vari.

C’è poi un’ultima, ma forse la più importante variabile, di cui dover tener conto quando si tenta di rimorchiare una J-ragazza: sono strane!
Esempio: ero a Kyoto con un amico. Passando vicino ad un izakaya notiamo all’interno 3 ragazze (carine) e 2 ragazzi, quindi solo 3 ragazze (i ragazzi la sera sono di un noioooosooo, non sanno proprio come fare con le ragazze, peggio di noi).
Ci facciamo coraggio ed entriamo sedendoci vicino alle girls. Parlavano solo giapponese ed il mio amico mise immediatamente sul bancone una bandierina bianca in senso di resa.
Io cominciavo a parlicchiare un pochino la loro lingua e così riuscimmo ad intavolare una specie di dialogo. Dopo circa mezz’ora una delle tre prese mano nella mano il mio amico su mio suggerimento ed io ed un’altra (la più carina) ci mandavamo bacetti a distanza. Era praticamente fatta. La bandierina bianca riposta in tasca e l’asticella della stessa tra i miei denti in un rito pulitorio e scrostante nell’attesa di scatenare le mie labbra verso la tizia che ero ormai certo di aver conquistato a distanza.
Loro si alzarono per pagare il conto e decisero di aspettarci fuori mentre espletavamo anche noi le tecniche pagatorie.
Quando uscimmo per aggregarci a loro, le vedemmo in lontananza che correvano all’impazzata ridendo e barcollando (erano ciucche).
Naturalmente siamo rimasti inebetiti e guardandoci negli occhi ci siamo telepaticamente comunicati che era meglio lasciarle andare.

Altro esempio: ero ad Osaka. Altro izakaya molto carino. Faccio amicizia con la cameriera. Entrano due amiche, una molto carina, l’altra davvero inguardabile, che potremmo definire anche “toire-onnanohito” (cessa).
Cominciamo a parlare del più e del meno finché confido alla carina che mi piace e che vorrei conoscerla. L’altra ci resta male e dice che anche lei vorrebbe trovare un ragazzo straniero e mi chiede di aiutarla.
Ero tentato di farle presente che era un caso disperato e aveva bisogno di un viaggio a Lourdes più che del sottoscritto, ma le assicurai che l’avrei aiutata se io e la sua amica (carinaaa) ci fossimo fidanzati.
Lei accettò, e anche l’amica, lusingata, sorridendo disse che era d’accordo. Figuratevi. Io già mi vedevo in abito bianco lungo con lei in frac che mi aspettava in chiesa.
Ma qualcosa in quell’immagine stonava (avete intuito cosa?) dandomi un preavviso di quello che sarebbe successo di li a poco. Loro pagarono il conto e si avviarono verso casa, dopo avermi però lasciato i loro riferimenti (email e telefono).
Dovevamo vederci il giorno dopo, ma nonostante telefonate, email e messaggi, decisero di non farsi più vive.
Io proprio non le capisco e quindi chiedo io a voi: ma vi pare normale?
A volte sembra proprio che si è lì lì per rimorchiare la ragazza che abbiamo puntato e poi tutto finisce a schifio. Mi spiegate perché?
Ehi! Dico a voi! Perché non rispondete?
Ah, già, non potete…

Per chiudere il discorso, fermo restando che ci sarebbe tantissimo altro da dire, sono certo che anche voi, nel vostro piccolo, avete già avuto la vostra dose di rifiuti e delusioni, che mai sarà paragonabile, e di questo ne vado fiero, alla mia caterba di insuccessi e figuracce che credo mi pongano come massimo rappresentante italiano dell’insuccesso con le ragazze giappiche.
Vi ringrazio per l’attenzione mostratami e vi rimando al mio prossimo articolo che sarei tentato di scrivere sull’argomento ragazze giapponesi, ma cercherò di reprimere le mie voglie mai sopite sul tema e probabilmente tratterò d’altro.
Di cosa? Volete proprio saperlo? Ve lo dico? Sto per dirv… ma no, lasciamo un po’ di suspance.
Ma si, ve lo dico dai! Ma no, meglio di no… arf, arf, arf, come mi diverto.
Ehi!! Scherzavo! Ci siete ancora? Vabbè… alla prossima.

Flavio san o kun o dop