il Giappone in Italia


La cerimonia del tè

05.05.2014 16:59

茶の湯

La Cerimonia del Tè

 

 

« Il cuore della Cerimonia del tè consiste nel preparare una deliziosa tazza di tè; disporre il carbone in modo che riscaldi l'acqua; sistemare i fiori come fossero nel giardino; in estate, proporre il freddo; in inverno, il caldo; fare tutto prima del tempo; preparare per la pioggia e dare a coloro con cui ti trovi ogni considerazione »

Sen no Rikyū

 

Come molti di noi credono, il Cha No Yu o Chadou (ちゃのゆ/ちゃどう) non significa “cerimonia del tè”, ma “ acqua calda per il tè” o “ via del tè” ed è strettamente collegata allo zen, filosofia che seguiva lo stesso monaco buddhista Sen no Rikyū, fautore di questa cerimonia.

Una leggenda narra che la pianta del tè nacque dalle palpebre di un monaco che si era addormentato durante la meditazione zen; profondamente dispiaciuto dell’accaduto, se le tagliò e le seppellì nel terreno. Da lì nacque la prima piantina di Camelia.

In Giappone la varietà di tè che viene maggiormente utilizzato è il Matcha, un tè verde dal sapore forte poiché qualche settimana prima della raccolta, le piantagioni, vengono coperte da teli neri in modo da far produrre più clorofilla alle piante ( ecco perché risulta essere di un color verde acceso) e successivamente le foglie vengono raccolte e immediatamente cotte e triturate in delle macine di pietra.

 

 

Come dicevo prima, lo zen è il cuore di questa cerimonia, poiché basta pensare ai 4 kanji che la rappresentano:

 

 

Inoltre troviamo gli altri due elementi essenziali:

(わび/ wabi): ovvero “eleganza grezza” o “bellezza dell’imperfetto” che si riferisce alle tazze con le quali, anticamente, si beveva il tè. Il maestro Sen no Rikyū, proprio seguendo questo principio, si fece creare da un produttore di tegole una tazza pesante e imperfetta, poiché è nell’incompletezza che si trova la via.

 

(さび/sabi): letteralmente “patina del tempo che ricopre le cose”, intesa come la “storia” che ogni oggetto racchiude dentro di sé.

 

Nel periodo Heian la cerimonia del tè non si svolgeva dentro le abitazioni, ma in una struttura apposita, la Sukiya (数寄屋), la “dimora del vuoto”. La tradizione vuole che per arrivare alla Sukiya, bisogna attraversare un breve sentiero Roji (ろじ ) che conduce ad un giardino (ovviamente in stile zen, dunque senza fiori o cespugli) dov’è situata la piccola costruzione.

Quando si entra, la porta è molto piccola e bisogna abbassarsi e questo sta a significare che davanti al tè non esistono distinzioni tra gli esseri umani. La dimora è costituita da una piccola stanza, la Chashitsu (茶室) dove vi entrano il cerimoniere e al massimo altre due persone. La stanza da tè è essenziale, nel senso che non vi sono molti ornamenti, tranne i Chabana (茶花 ) ovvero i “ fiori per il tè” che sono una particolare forma dell’arte dell’Ikebana; e il Kakemono ( かけもの) che è un dipinto posizionato al di sopra del Tokonoma (とこのま), ovvero la nicchia dove si il tavolo.

 

(Valentina Panicali)

 

 

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