il Giappone in Italia


Lezione 6.2


Genki kai? Fuyu yasumi made korya saigo no jugyou daze! Benkyou shiro!

元気かい?冬休みまでこりゃさいごの授業だぜ!勉強しろ!

Come va? Fino alle vacanze di natale questa è l'ultima lezione! Studiate!!!!

 

come al solito mi son lasciato prendere la mano dal giapponese coatto, ecco una versione più educata della frase sopra:

Konnichiwa, genki desu ka? Fuyu yasumi made kore ha saigo no jugyou desu yo! Obenkyou shite kudasai!

 

Termini che potreste non sapere? Fuyu=inverno, yasumi=riposo\vacanza, korya=contrazione maleducata di kore ha e saigo=ultimo (daze equivale ad un desu yo)

Per quanto riguarda le stagioni eccole qui per chi non le sa:

 

fuyu inverno

haru primavera

natsu estate

aki autunno

 

Mentre per quanto riguarda korya, esiste anche sorya ed arya (quest'ultimo mai sentito usare quindi forse lo sto inventando io) rispettivamente come contrazione grezza di sore ha ed are ha.

Naturalmente, come al solito, non vi sto chiedendo di usare questi termini maleducati, ma solo di saperli riconoscere quando li sentite.

 

Come dicevo, questa è l'ultima lezione prima della pausa natalizia, ma non vi preoccupate! Prima di natale vi darò i compiti per le vacanze così da rovinarvi le feste! wah-hahahaha (risata diabolica)

 

Oggi vediamo alcune forme verbali molto utili: voler fare qualcosa, dover fare qualcosa e poter fare qualcosa.

-Cominciamo con la forma volitiva, che mi sembra qualcosa di erotico ma mi confondo con voluttuosa (che non so che significa ma l'ho sempre sentita in contesti poco puritani).

Come possiamo tradurre il verbo voler fare? Shitai! E voler mangiare? Tabetai! E voler dormire? Netai! In pratica aggiungiamo alla radice del verbo (sempre masu-kei senza masu) -tai (+desu, nella forma cortese). Tutto molto semplice! E se non volessimo fare qualcosa? Invece di -tai diventa -takunai (nella forma cortese takuarimasen). Quindi per dire che non voglio andare all'ospedale (a trovare Flavio che non è ancora guarito da quella strana reazione agli insetti vivi) dirò byouin ni ikitakunai (ikitakuarimasen).

Al passato diventerà -takatta (+desu, nella forma cortese) il positivo e -takunakatta (takuarimasen deshita, nella forma cortese) il negativo. Altri esempi:

 

Nihon ni ikitai kedo okane nai kara shigoto mitsuketai

Nihon ni ikitai desu ga, okane ga arimasen kara, shigoto o mitsuketai desu

Voglio andare in Giappone ma dato che non ho soldi voglio trovare un lavoro

 

Zenbu tabetakunakatta kedo oishikute tabechatta! Gomen!

Zenbu tabetakuarimasen deshita ga, oishikute tabete shimaimashita! Gomen nasai!

(tabechatta=tabete shimatta=finito per mangiare, spiegheremo poi meglio la forma TE SHIMATTA)

Non volevo mangiarlo tutto però era buono ed ho finito per mangiarlo (tutto)

(nota: oishikute è la forma sospensiva dell'aggettivo, proprio come la te-kei)

 

Kinou no shinbun sutechatta?! Yomitakatta no ni!

Kinou no shinbun o sutete shimashita ka! Yomitakuarimasen deshita mo!

(sutechatta=sutete shimatta=finito per buttare)

Il giornale di ieri l'hai buttato?!Volevo leggerlo!

(no ni da il senso di nonostante, quindi letteralmente sarebbe tipo nonostante volessi leggerlo)

Quindi voler fare qualcosa non è molto difficile, si aggiunge solo la particella finale. E' col dovere ed il potere che, scusate il francesismo, son cazzi amari!

 

Approfondimento (a cura dell'esimio Prof. Mostruos.nte brav. Flavio Spezzacatena, detto “'o giapponese” o “il sensei de li sensei”):

Dobbiamo aggiungere, a quanto detto dal Prot, oops, Prof Dabide, che la TAI-kei subisce una variazione nel momento in cui si parla di una terza persona. Ovvero, mentre nelle altre forme si termina con -TAI (DESU), con la terza persona bisogna usare -TAGATTE IMASU(IRU) たがっています.

Quindi, per dire “io andrei al mare”, dico WATASHI WA (Dabide usa HA ma è pazzo, anche se è comunque correto se si considera la parte scritta in hiragana) UMI NI (o E, è indifferente) IKITAI DESU, per dire che Flavio, quel bellissimo ragazzo nostro amico, vorrebbe andare al mare diremo: FURABIO SAN WA UMI NI IKITAGATTE IMASU. Chiaro? Credo di si.

TAGATTE IMASU diventa TAGATTE IMASHITA al passato, TAGATTE IMASEN al negativo e TAGATTE IMASEN DESHITA al passato negativo.

Si può alternativamente usare -TAI TO OMOTTE IMASU (IRU) たいと思っています, oppure -TAI TO ITTE IMASU (IRU) たいと言っています, per tradurre “penso che voglia...” o “ha detto che vorrebbe...”.

 

Un altro modo per esprimere la volontà di voler fare è la forma HOSHII (DESU), che spiegheremo in seguito.

 

-A dire il vero per tradurre il dover fare qualcosa c'è anche una forma semplice, che è quella che uso sempre io, ma accenneremo anche le forme più corrette, dato che è da lì che viene quella semplice, poi sceglierete voi quale usare. In giapponese, cari figliuoli, non esiste una forma diretta per esprimere il dovere. Infatti ci girano attorno e dicono qualcosa tipo: se non lo fai t'ammazzo!

Letteralmente dicono non fare quella cosa non va bene e intendono devi fare quella cosa! E per un divieto, ossia non devi fare quella cosa? Dicono fare quella cosa non va bene!

Quindi comunque non va bene, mettetevi l'anima in pace! Ecco tutte le forme possibili col verbo fare (non è vero che sono tutte ma solo quelle che ricordo)

-devi fare= shinakereba naranai (narimasen nel formale), shinai to ikenai (ikemasen), shinai to dame (+desu), shinakucha, shinakya

-non devi fare= shite ha naranai (narimasen), shite ha ikenai (ikemasen), shite ha dame (+desu)

io uso in pratica solo le ultime forme di ciascuno. In pratica per i divieti si usa la te-kei + ha + una di quelle 3 parole che hanno più o meno lo stesso significato, cioè non va bene.

Mentre per il dovere si usa il negativo + to + le stesse paroline. Shinakucha e shinakya altro non sono che contrazioni di colloquiali di quelli prima, ed io uso solo shinakya e mi basta ed avanza.

Naturalmente scrivo devi ma è valido per tutte le persone! Devo, devono ecc. Altri esempi col dovere:

-devi mangiare= tabenakereba naranai (narimasen), tabenai to ikenai (ikemasen), tabenai to dame (+desu), tabenakucha, tabenakya

-devi andare= ikanakereba naranai (narimasen), ikanai to ikenai (ikemasen), ikanai to dame (+desu), ikanakucha, ikanakya

-devi impegnarti= ganbaranakereba naranai (narimasen), ganbaranai to ikenai (ikemasen), ganbaranai to dame (+desu), ganbaranakucha, ganbaranakya

ecc. ecc.

Dovrebbe esser chiaro che naranai (narimasen) e ikenai (ikemasen) andranno coniugate al tempo che vi serviranno (esempio in masu-kei narimasen e ikemasen), mentre dame si coniuga col desu. Gli ultimi due sono solo al presente.

Quindi per formare la forma in -nakya come al solito si prende la radice (masu-kei senza -masu) e ci aggiungete appunto -nakya.

 

-Per la forma potenziale la cosa è ancora più complicata! E credo che ci vorrà una lezione dedicata, ma tranquilli! Non vi lascio a bocca asciutta! Esiste una versione semplice!

Per forma potenziale intendo poter fare che significa riuscire, non quella che significa chiedere il permesso.

Chiedere il permesso dovremmo già saperlo fare, credo sia già stato trattato in queste lezioni, ma in caso contrario lo riassumo qui.

 

Posso picchiare Flavio?

Flavio wo nagutte mo ii desu ka?

Quindi verbo in te-kei+mo+ii+desu

 

Il DESU, come avrete capito ormai, rende la forma cortese, mentre nel colloquiale viene omesso o a volte sostituito da DA (non in questo caso), che è appunto la versione colloquiale di DESU.

 

Ma veniamo alla forma potenziale oggetto di questa lezione, potere nel senso di averne la capacità. Riuscire si traduce con dekiru (dekimasu), quindi possiamo avere una semplice forma potenziale di qualsiasi verbo solo dicendo quella cosa riesco a farla, senza gli sbattimenti che arriveranno quando studieremo la vera forma potenziale.

Il costrutto che ne risulta è verbo in jisho-kei+koto+GA+dekiru (dekimasu nella forma cortese), dove koto vuol dire cosa e normalizza il verbo. Quindi taberu koto ga dekiru/dekimasu vuol dire riesco il fatto di mangiare --> riesco a mangiare (nonostante la mia età ho ancora tutti i denti). Esempi:

 

Flavio wo naguru koto ga dekimasu ka? Mochiron! Ano hito ha yowai desu kara

Puoi picchiare Flavio? Certo! Perché quello è debole

 

Flavio ha nanpa suru koto ga dekinai (dekimasen) ne! Onna no hito itsumo nigechau

(nigechau=nigete shimau= finiscono per scappare)

Flavio non può (non riesce) a rimorchiare! Le donne scappano sempre

 

piccolo glossario delle ultime 2 frasi:

Naguru = colpire\picchiare

Mochiron = certo\certamente

Yowai = debole

Nanpa = rimorchiare

Nigeru = scappare

 

N.B. Avrete notato che quasi sempre evidenziamo le forme dei verbi nella loro forma cortese o formale (es. dekimasu) e nella loro forma colloquiale o burina se trattasi di Dabide (es. dekiru). Ma ci sono delle situazioni in cui il verbo colloquiale è richiesto anche in una frase formale. Abbiamo appena visto ad esempio la forma SURU KOTO, che non può essere sostituita da SHIMASU KOTO. Prima di koto dunque il verbo da normalizzare (trasformare in nome: “fare” in “il fare” nell'esempio sopra) è sempre nella sua forma colloquiale o dictionary form, forma che trovare nel dizionario, forma base del verbo.

 

La forma potenziale in realtà può essere tradotta anche con il verbo espresso appunto nella sua forma potenziale. Ma anche di questo ne parleremo in seguito.Vi basti sapere che ogni verbo ha anche una forma potenziale. Ne avevamo già parlato ricordate? (ma quando mai...). Posso dunque dire: HANASU KOTO GA DEKIRU (posso parlare) che corrisponde ad HANASERU, che è la forma potenziale di HANASU (parlare)

 

toh!! ma guarda! Flavio è tornato dall'ospedale! (come diavolo hai trovato la strada di casa maledetto!) Menomale, sono contento! Vieni ho qui una tisana che ti ridarà le forze dopo la degenza.

 

  

 

Ecco, bevi tutto d'un fiato! Bravo! Era una spremuta di coleotteri e scarafaggi, ti senti già meglio vero?

 

Waaaah! Kao ha midori ni natta! Yabai! Mata byouin ni ikanakya!

わー!顔は緑になった!やばい!また病院に行かなきゃ!

Aaah! La faccia è diventata verde! È grave! Dobbiam tornare in ospedale!

 

 

Ja ne minna!

Yoi fuyu yasumi wo

 

 

P.S. Le aggiunte in blu sono opera del già citato insigne prof. Flavio Spezzacatena