il Giappone in Italia


Lezione 7

E siamo a 7. Sette lezioni di giapponese...ed io che pensavo che dopo la terza mi avreste costretto con la forza a non scriverne più...grazie amici, di cuore. Vi saluto subito:
CHŌSHI WA DŌ DESU KA
Vi ricordate la risposta?
Ī DESU
Naturalmente ci sono vari modi per rispondere, quindi vi consiglio vivamente di andarvi a rileggere le lezioni passate. Se non lo farete vi trasformerò in polli!! Guardatemi!!! Guardatemi!!! Andare a ripassare vecchie lezioni...voi dovere fare!!!
Mah...comunque, oggi introduciamo delle paroline davvero simpaticissime che sono: KORE, SORE ed ARE.
KORE traduce "questo". Nella lezione 2 avevamo visto un altro termine per indicare "questo", ovvero KOCHIRA. Ricordate? (ma quando mai...). La frase era la seguente:
FLAVIO SAN, KOCHIRA WA ALESSIO SAN DESU
Quindi "questo" può essere tradotto in due modi: KORE e KOCHIRA. Diciamo che il secondo termine è più "dolce", più "carino", specie quando ci rivolgiamo a qualcuno. Rende la frase meno colloquiale, più formale. Capito? (ma perché non mi rispondono mai??? Secondo me dormono...ah, no!! non possono rispondere giusto...). La frase sopra potrebbe dunque anche essere scritta:
FLAVIO SAN, KORE WA ALESSIO SAN DESU
E a dirla tutta avevamo già visto KORE, in tutta la sua maestosità anche nella frase:
ANŌ...KORE WA NO MEISHI DESU
"Bene", dirà il lettore attento, "ma mo come famo allora pe dì quello"? Ecco, è qui il problema... In italiano quello è quello, non c'è tanto da capire. Ma in giapponese la cosa è leggermente diversa. Si distingue il caso in cui l'oggetto della nostra discussione sia lontano da me ma vicino alla persona con cui sto interloquendo (ammazza come parlo forbito...so troppo saggio!!), da quello in cui sia lontano da entrambi gli interlocutori.
"Spiegate mejo, sensei...nun te se capisce...". Allora mi spiego meglio. Innanzitutto ecco a voi, tataaaa!!!!!!!! SORE.
SORE traduce appunto "quello", ma se si parla di un qualcosa lontano da noi ma vicino all'interlocutore. Un' esempio? Bene. Cominciamo anche ad utilizzare qualche parolina nuova di quelle viste nella lezione precedente. Seguitemi:
ANŌ...SORE WA SHIMBUN DESU KA = scusa...quello è un giornale?
In questo caso il parlante (A), sta chiedendo all'ascoltante (B) se quello che è vicino a lui, il recipiente (nel senso che recepisce...o si dice recettore? boh...) è un giornale. Il giornale, se di giornale si tratta (secondo me si verrà a scoprire che era una rivista osè....B è un po' incline a queste cose...) dunque è vicino a B ma lontano da A. Chiaro?
Facciamo finta di si ed andiamo avanti... "A sensè! ma se quello che è lontano e vicino da A o B o che non è molto vicino ma lontano...insomma, io nun c'ho capito gnente!", replicherà il solito studente poco studioso ma molto fastidioso e loquace (io lo boccio....si, si lo boccio..,).
Diciamo che in effetti per capire compiutamente il tutto, serve un'ultima parolina ma proprio proprio simpatica: ARE.
Cosa tradurrà mai ARE? "Quello"!!!! Ma quello che è lontano non solo da noi, ma anche dal nostro interlocutore. Un esempio? Eccolo:
ANŌ...ARE WA SHIMBUN DESU KA = scusa...quello è un giornale?
"Eh no!!! E mo allora ce voi prende in giro!!! Ma è uguale a prima!!! Che cambia?", dirà sempre il nostro simpaticissimo amico (lo strozzo, giuro) sempre attento e puntiglioso. In effetti le due frasi sono quasi uguali ma la seconda è una domanda che A rivolge a B per sapere se quello che vede è un giornale riferendosi ad un oggetto che si trova distante sia da A stesso che da B.
Io credo che sia tutto chiarissimo e quindi aggiungo questo: abbiamo detto che KORE e KOCHIRA sono equivalenti, ma il secondo è più gentile del primo. Ma ci sono allora parole corrispondenti anche per SORE e ARE? Ma certo!! Eccole: SOCHIRA e ACHIRA. Intuitivo vero? Tenete in mente queste radici KO, di KORE o KOCHIRA, SO, di SORE o SOCHIRA e A, di ARE o ACHIRA. Vediamo alcune frasi prima di prenderci il nostro giusto riposo....
KORE WA HON DESU = questo è un libro
KORE WA HON DESU KA = questo è un libro?
HAI, HON DESU = si, è un libro
SORE WA NAN DESU KA = quello cos'è?
HON DESU = è un libro
ARE WA ALESSIO SAN NO HON DESU KA = quel libro è di Alessio?
KORE WA DARE NO KASA DESU KA = di chi è questo ombrello?
Nell'ultima frase abbiamo visto una nuova parola: DARE. DARE significa "chi". E sapete cosa? Anche DARE ha un corrispondente più "gentile" che è DONATA. Per dire quindi "chi è?", possiamo farlo in due modi:
DARE DESU KA
DONATA DESU KA
Ok, pausa. Ripassiamoci gli hiragana visti finora, volete?

 

Interessante, vero? (secondo me si sono addormentati...vabbè, andiamo avanti).
Abbiamo visto come si risponde in maniera affermativa per dire ad esempio che quello è un libro. Ma se devo dire che non lo è? Come faccio? Ecco la risposta: abbiamo detto che DESU rappresenta il verbo essere. Dobbiamo a questo punto vedere come si ottiene la forma negativa del verbo. Eccola: DEWA ARIMASEN. L'avevamo già vista in realtà nella lezione 4, ma ora la spieghiamo meglio. Se devo dunque dire "questo non è un libro", dirò:
KORE WA HON DEWA ARIMASEN
Come avevamo anche questo anticipato in precedenza DEWA ARIMASEN nel colloquiale diventa: JA NAI. Quindi la frase precedente potrebbe anche essere scritta:
KORE WA HON JA NAI
Chiaro? Se poi volessi dire in maniera diretta "si, è così!" o "no, non è così" potrei anche utilizzare le seguenti forme:
HAI, SŌ DESU
ĪE, CHIGAIMASU
Per oggi ci fermiamo qui e passiamo ora a vedere altri hiragana ed in particolare KA, KI e KU. Cominciamo con KA:
Semplice vero? Si??? E allora beccatevi anche KI:
E allora aggiungiamo pure KU, che è proprio facile facile facile...
Vediamo ora qualche frase, come al solito:
RI = profumo
RE = bella/pulito (in realtà sarebbe KIREI NA)
RUMA = macchina
Ottimo. Non resta che il kanji odierno. Eccolo:
Si tratta di KUCHI/guchi, che significa "bocca".
E' davvero troppo facile e quindi ne vediamo altri 3 tutti in una volta:
Il primo kanji è SHITA, ovvero "sotto". In effetti potete notare una linea orizzontale, che è la prima ad essere tracciata, da sinistra verso destra, sotto la quale si sviluppa il kanji. Prima una linea verticale, sempre scritta dall'alto verso il basso, e poi una lineetta sul lato destro, dall'alto verso il basso.
Il secondo invece è NAKA, ovvero "al centro". La costruzione è simile a quella di kuchi, e dopo aver disegnato il rettangolo, tracciamo una linea verticale che divide in due parti uguali il rettangolo o quadrato che sia.
L'ultimo kanji invece è UE, "sopra". Il kanji in effetti si sviluppa sopra una linea orizzontale. L'ordine dei tratti parte dalla scrittura del piccolo segmento a destra, poi si disegna il tratto verticale e quindi quello orizzontale in basso.
Perfetto. Sembra che abbiate compreso tutto, amici (si, si...eeehhh!!).

Prima di lasciare la lezione vediamo le soluzioni dell'esercizio passato. Vediamo come si potevano tradurre le frasi proposte:

1) mi chiamo Igor = WATASHI NO NAMAE WA IGOR DESU

2) sono studente universitario = DAIGAKU NO GAKUSEI DESU

3) sono inglese = IGIRISUJIN DESU

4) parlo inglese = EIGO GA HANASEMASU

5) come si chiama l'agenzia (per cui lavori)? = KAISHA NO NAMAE WA NAN DESU KA

6) cos'è un ombrello? = KASA WA NAN DESU KA

7) mi sganci il tuo numero di telefono? = ANATA NO DENWA BANGŌ WA NAN BAN DESU KA

8) mi parli dei risvolti della politica economica del Primo Ministro Abe nei confronti della politica asiatica in generale nonché mondiale con i possibili effetti sul debito pubblico giapponese e le conseguenze occupazionali? = questa potrei anche tradurla amici, ma devo scappare,....ho un impegno urgentissimo. Alla prossima!!!!

Piccolo vocabolario:

KORE/KOCHIRA = questo

SORE/SOCHIRA = quello

ARE/ACHIRA = quello (lontano da entrambi)

DARE/DONATA = chi

DEWA ARIMASEN/JA NAI = non essere (negazione di DESU)

= così

CHIGAIMASU/CHIGAU = essere diverso

KAORI = profumo

KIREI (NA) = bella, pulito

KURUMA = macchina

KUCHI/GUCHI = bocca

SHITA = sotto

NAKA = in mezzo

UE = sopra

Approfondimento:

Perché alcuni termini sono "doppi"? Ad esempio la traduzione di bocca è KUCHI/GUCHI. Ma dobbiamo usare il primo o il secondo? In realtà vanno bene entrambi. Se devo dire "bocca", dico KUCHI, ma se devo legare questo kanji ad un altro per formare una parola nuova, tendo ad "addolcire" la K sostituendola con una G. Un esempio pratico è la parola IRIGUCHI, che significa "entrata" ed è formata affiancando il kanji di IRI con quello di KUCHI. Insieme diventano appunto IRIGUCHI.

Sarebbe ora il caso di inserire questo nuovo termine nel piccolo vocabolario odierno, ma oggi so proprio stanco...fatelo voi per conto vostro, ok? E studiate per la miseria!!!!