il Giappone in Italia


Minna-Japanitaly 3


La cominciamo la terza lezione, che dite? Ma si dai...Cominciamo come sempre con un paio di frasi. Eccole qui:
ここはしょくどうです。
でんわはあそこです。
Come sempre per ora riportatele semplicemente in roumaji.
Nei commenti vi posto invece la prima lezione così come andrebbe scritta anche con i katakana che ormai stiamo pian piano imparando a conoscere ed anche i kanji, giusto per darvi un'idea di come è scritta nella realtà dei fatti, a differenza di come l'avevamo postata noi tutta in hiragana. E' solo per curiosità per ora. A scopo visivo, per cominciare magari a familiarizzare visivamente con alcuni kanji che pian piano nel tempo andremo a conoscere. Ecco la lezione. Non la traduco. Potete farlo voi se ne avete voglia confrontando questo testo con quello che abbiamo visto in hiragana ed anche in roumaji.
Ma non è richiesto per ora, potete anche evitare. Ecco il testo, con hirgana, katakana e kanji, della prima lezione vista:

Testo lezione 1:

おはようございます。
おはようございます。
佐藤さん、こちらはマイク・ミラーさんです。

はじめまして。
マイク・ミラーです。
アメリカから来ました。
どうぞよろしく。

佐藤けい子です。
どうぞよろしく。

Soluzione esercizi.

ここはしょくどうです。= KOKO WA SHOKUDOU DESU (qui è una caffetteria, questa è una caffetteria)
でんわはあそこです。= DENWA WA ASOKO DESU (il telefono è lì)

Dunque, ricordate le radici che vi avevo chiesto di memorizzare, ovvero KO-SO-A? Da queste avevamo ottenuto KORE-SORE-ARE, KONO-SONO-ANO e anche KOCHIRA-SOCHIRA-ACHIRA. Rimembrate? Come no...Comunque, ora introduciamo altre tre paroline simpaticissime sempre partendo da lì: KOKO-SOKO-ASOKO.
Cosa significano? Già cosa significano...ah! si! significano qui e lì!
KOKO significa "qui", mentre SOKO e ASOKO si comportano come già avevamo visto per gli altri termini, ovvero traducono "lì", ma usiamo SOKO se è un lì lontano da me ma vicino al mio interlocutore, mentre ASOKO indica un lì lontano da entrambi. Ormai penso che la cosa vi sia entrata in testa.
Comunque, passiamo alla prima frase. Letteralmente significa "qui, è una caffetteria", che io tradurrei pure come "questa qui è una caffetteria".
SHOKUDOU è appunto "caffetteria".
La seconda frase è quindi intuitiva essendo DENWA "telefono".
Quindi ora lo sapete. Quando volete indicare una cosa lontana da voi alla persona che è vicina a voi dovrete gridare: "ASOKO!!".
Ancora: quando usiamo KORE-SORE-ARE, ad essi associamo anche il termine DORE che significa "quale".
Quindi per dire "quale è?" diremo: DORE DESU KA.
A KONO-SONO-ANO associamo invece DONO. Quindi per dire "quale libro è?" diremo: DONO HON DESU KA.
Nel caso di KOKO-SOKO-ASOKO assoceremo invece DOKO. Quindi per dire "dov'è?" diremo: DOKO DESU KA.
Quindi per porre domande useremo oltre alle radici KO-SO-A, anche DO: DORE, DONO, DOKO.
Chiarooooooo????!!!!

Passiamo ora alle nuove frasi da tradurre:

ここはしんおおさかですか。
。。。はい、そうです。

おてあらいはどこですか。
。。。あそこです。

やまださんはどこですか。
。。。じむしょです。

エレベーターはどちらですか。
。。。そちらです。

Soluzione esercizi.

ここはしんおおさかですか。= KOKO WA SHIN OOSAKA DESU KA (qui è Shin-Osaka? Ci troviamo a Shin-Osaka?)
。。。はい、そうです。= ...HAI, SOU DESU (si, è così)
おてあらいはどこですか。= OTEARAI WA DOKO DESU KA (dov'è il bagno?)
。。。あそこです。= ...ASOKO DESU (è là)
やまださんはどこですか。= YAMADA SAN WA DOKO DESU KA (dov'è Yamada?)
。。。じむしょです。= ...JIMUSHO DESU (è in ufficio)
エレベーターはどちらですか。= EREBEETAA WA DOCHIRA DESU KA (dov'è l'ascensore?)
。。。そちらです。...SOCHIRA DESU (è lì)

Ora, abbiamo dunque spiegato il funzionamento di KOKO-SOKO-ASOKO-DOKO, e le frasi sono piuttosto semplici direi. OTEARAI è uno dei modi per dire "bagno", formato da una O onorifica, TE che significa "mano" e ARAI che traduce "lavare" (ARAIMASU è il verbo completo che traduce appunto il nostro "lavare").
O+TE(mano)+ARAI(lavare) = bagno
JIMUSHO è appunto ufficio.
Troviamo poi il katakana EREBEETAA, che deriva chiaramente dall'inglese "elevator".
Un altro modo per dire qui e lì, oltre a KOKO-SOKO-ASOKO è KOCHIRA-SOCHIRA-ACHIRA. Ricordate? Avevamo anche usato questi termini per indicare delle persone. Sono due modi diversi di usare tali vocaboli.
KOCHIRA può dunque significare "questa" in caso di persone, o anche "qui".
Nel primo caso alla radice DO corrisponderà DONATA o DARE, come per KORE-SORE-ARE, quindi per indicare "chi".
Nel secondo invece avremo DOCHIRA che indica "dove" ed equivale a DOKO.
Ricapitolando:
KORE-SORE-ARE + DORE (quale)
KONO-SONO-ANO + DONO (quale) - seguiti da una specificazione
KOCHIRA-SOCHIRA-ACHIRA + DONATA/DARE (chi) 
KOKO-SOKO-ASOKO + DOKO (dove)
KOCHIRA-SOCHIRA-ACHIRA + DOCHIRA (dove)
Spero che sia chiaro. Se non lo è, lo capirete meglio nel tempo.
Ecco gli esercizi per la prossima volta:
[お]くにはどちらですか。
。。。アメリカです。
それはどこのくつですか。
。。。イタリアのくつです。
このとけいはいくらですか。
。。。18,600えんです。

Soluzione esercizi.

[お]くにはどちらですか。= (O)KUNI WA DOCHIRA DESU KA (qual'è il tuo Paese d'origine? Da quale Paese vieni?)
。。。アメリカです。= ...AMERIKA DESU (è l'America)
それはどこのくつですか。= SORE WA DOKO NO KUTSU DESU KA (quelle scarpe dove sono state fatte, da dove vengono?)
。。。イタリアのくつです。= ...ITARIA NO KUTSU DESU (sono scarpe fatte in Italia, sono scarpe italiane)
このとけいはいくらですか。= KONO TOKEI WA IKURA DESU KA (quest'orologio quanto costa?)
。。。18,600えんです。= ...18.600 EN DESU (costa 18.600 yen)
KUNI traduce "Paese", "Nazione". La O davanti la spiegheremo meglio poi, ma viene posta davanti alle parole per renderle più formali e cortesi. In questo caso potremmo anche usare DOKO DESU KA, ma utilizziamo DOCHIRA che risulta essere più gentile.
DOKO NO KUTSU ci fa ritrovare ancora la particella NO che abbiamo detto indica un rapporto di possesso o provenienza. Quindi si chiede "le scarpe di dove", ovvero la provenienza delle scarpe.
KUTSU è appunto scarpa, o scarpe.
TOKEI è orologio, mentre IKURA DESU KA dovete memorizzarlo bene perché equivale al nostro "quanto costa?".
I numeri li stiamo studiando pian piano e vedremo tra breve anche come pronunciare cifre da 100 in su.

Testo.
Vediamo ora il testo della terza lezione. Come sempre traducetelo in roumaji.
A すみません。ワインうりばはどこですか。
B ちかいっかいでございます。
A どうも。
(rivolgendosi ad un altra persona)
すみません。そのワインをみせてください。
C はい、どうぞ。
A これはフランスのワインですか。
C いいえ、イタリアのです。
A いくらですか。
C 2.500円です。
A じゃ、これをください。

Traduzione testo.

A すみません。ワインうりばはどこですか。= SUMIMASEN. WAIN URIBA WA DOKO DESU KA (Mi scusi, dov'è il reparto dei vini?)
B ちかいっかいでございます。= CHIKA IKKAI DE GOZAIMASU (è al piano -1)
A どうも。DOUMO (grazie)
(rivolgendosi ad un altra persona)
すみません。そのワインをみせてください。= SUMIMASEN. SONO WAIN O MISETE KUDASAI ( Mi scusi, mi mostri quel vino per favore)
C はい、どうぞ。= DOUZO (prego)
A これはフランスのワインですか。= KORE WA FURANSU NO WAIN DESU KA (questo è un vino francese?)
C いいえ、イタリアのです。= IIE, ITARIA NO DESU (no, è italiano)
A いくらですか。= IKURA DESU KA (quanto costa?)
C 2.500円です。2.500 EN DESU (costa 2.500 yen)
A じゃ、これをください。= JA, KORE O KUDASAI (allora questo per favore)

WAIN URIBA indica appunto il reparto in cui si vene il vino, il settore del negozio in cui lo si trova. URIBA può dunque essere legato a più parole indicando appunto il reparto in cui si vende una determinata cosa. Ad esempio KUTSU URIBA è il reparto dove si vendono scarpe, KABAN URIBA il reparto in cui si vendono le borse (KABAN = borsa), e così via. A volte il NO non viene messo come sembrerebbe opportuno per quello che abbiamo detto in base al legame relazionale tra le cose o le persone. Non è quindi WAIN NO URIBA, come sarebbe stato logico in base a quello che avevamo detto, ma WAIN URIBA, semplicemente. Questo accade anche con i nomi delle stazioni (EKI). Non si dice dunque TOKYO NO EKI, ma TOKYO EKI, SHINJUKU EKI, AKIHABARA EKI, e così via.
Tra non molto dovremo introdurre i "contatori" che servono per contare gli oggetti. Per ora diciamo che se devo indicare il piano 1 dirò IKKAI (1-KAI), mentre se devo indicare un piano al di sotto del piano terra, userò davanti al termine per indicare il piano 1, 2 o altro, la parola CHIKA (che è la stessa presente in CHIKATETSU = metropolitana). Quindi IKKAI, primo piano, con CHIKA davanti diventa CHIKA IKKAI = piano -1.
DE GOZAIMASU è un termine "alto" per dire DESU.
Per ora tenetelo lì. Lo sentirete spesso negli annunci magari alla stazione della metro o dei treni o nei negozi o altrove. E' linguaggio molto formale.
Quindi DESU in maniera molto formale ed educata, diventa DE GOZAIMASU. L'uso di DOUZO e DOUMO l'avevamo già visto.
Ora dobbiamo accennare ad una forma particolare. Cominciamo col dire che i verbi si dividono in 3 classi, che vedremo presto e che possono essere visti nella cosiddetta MASU form o "forma in MASU", che non è altro che una forma dei verbi cordiale, formale, da usare magari verso un superiore o verso i clienti di un negozio o anche verso chi non conosciamo, e nella cosiddetta dictionary form, o JISHOU-KEI, che non è altro che la forma che si trova sul dizionario (JISHOU) e che viene usata nel colloquiale, tra amici e conoscenti o in famiglia.
In realtà poi le due forme, come vedremo nel tempo si mischiano e in una stessa frase le possiamo tranquillamente trovare entrambe.
Questi verbi, queste forme, vengono poi trasformate in un'altra forma particolare che si chiama TE-KEI, "forma in TE". 
Ma chiariamo il tutto con un esempio. Prendiamo per ora solo un verbo: MISERU, che significa "mostrare", nella forma del dizionario, colloquiale.
Nella forma invece cordiale, diventa MISEMASU. E' lo stesso verbo che cambia a seconda dell'utilizzo. Se poi ci serve trasformarlo nella forma in TE, diventerà MISETE. Con questa trasformazione possiamo legare il verbo ad un altra parola, nel caso sopra KUDASAI (per favore).
Quindi da MISERU/MISEMASU siamo arrivati a MISETE e lo abbiamo così legato a KUDASAI ottenendo MISETE KUDASAI, che significa "mi mostri per favore, mostrami per favore". Per ora non preoccupatevi se non avete capito bene la cosa. La spiegheremo presto. Chi è andato in Giappone avrà sentito molte parole senza capirle, ma di certo una delle più ricorrenti è proprio KUDASAI, "per favore, per piacere".
La ritroviamo infatti anche al termine del testo: KORE O KUDASAI.
In realtà O è una particella che viene posta tra il soggetto e il verbo. Quindi potremmo anche usare il verbo ora visto e dire SORE O MISERU/MISEMASU = mostro quello, faccio vedere quello, o come nel testo SONO WAIN O MISETE KUDASAI = mi mostri, mi faccia vedere quel vino. Ma nella frase KORE O KUDASAI il verbo non ci sarebbe. Ma in realtà c'è, ma è nascosto, omesso. Anche noi diciamo "questo, per favore" sottintendendo "prendo questo, compro questo, mi dia questo per favore". Quindi invece di dire KORE KUDASAI, diciamo KORE O KUDASAI.
Quindi abbiamo già imparato a conoscere la particella WA (scritta HA) ed ora conosciamo anche la particella O (scritto WO, ma pronunciato "o" per l'appunto, sempre).
A volte anche in giapponese, come in tutte le lingue, si omette di ripetere alcune parole, così ITARIA NO WAIN DESU diventa ITARIA NO DESU.
E' ovvio che si parla del vino.