il Giappone in Italia
N5 - Lezione 2 (hiragana 2)
Terminiamo in questa seconda lezione il discorso sugli hiragana.
Riprendiamo le parole da tradurre che avevo dato come compito nel video:
Avevamo OHAYOU, che significa "buongiorno" (informale), ARIGATOU, ovvero "grazie" (informale), NANI, cioè "cosa", OYASUMI, che è "buonanotte" (informale) e OOSAKA, ovvero "Osaka".
La seconda parola conteneva un piccolo tranello: GA, un hiragana che non era tra quelli visti nella prima lezione.
Come è possibile, vi sarete chiesti? Già, com'è possibile? (oddio, com'è posssibile? non mi ricord...ah, già!).
In realtà la tabella degli hiragana va integrata con dei nuovi suoni creati nella maniera che andremo ora ad illustrare (come sono professionale, cavoli...).
Ebbene, i suoni contenuti nella tabella base degli hiragana non sono sufficienti, ne servono altri.
Come pronunciare GA o GYA? O anche PU o BYO per fare degli esempi?
Si potevano non pronunciare affatto e si risolveva comunque il problema secondo me, ma invece i giapponesi si sono intestarditi ed hanno deciso di risolvere la questione nel modo seguente.
Cominciamo ad introdurre il TEN TEN:
No, non quello, ma il DAKUTEN. Per ten ten o dakuten intendiamo due trattini piccini posti in alto a destra di un carattere.
Così come viene chiamato MARU o HANDAKUTEN un circoletto posto sempre nella stessa posizione.
Ecco un'immagine esplicativa:
"vabbè, e che ce famo?" dirà qualcuno di voi.
Ebbene, aggiungendo il ten ten/dakuten o maru/handakuten ad un hiragana, questo cambia suono.
Vediamo questa tabella:
Questa volta l'ordine di lettura è da sinistra verso destra e non il contrario come nella tabella della prima lezione e inoltre l'hiragana N è ricompreso nella colonna in cui si trovano WA e WO. Si sentiva solo ed è stato invitato nella colonna di quei due marpioni di WA e WO. Tutto si può fare.
Un tempo i giapponesi utilizzavano la lettura da destra a sinistra ma con il tempo si sono anche loro adattati a quella occidentale, ma non sempre, quindi a volte si trovano dei testi con lettura da DX a SX, altre da SX a DX e altre ancora da X a Y, con X e Y che non so che coordinate siano (oggi sono più scemo del solito).
Comunque, se guardiamo la colonna dei kana che iniziano per K o i K-kana, come or ora mi è venuto in mente di chiamarli, troviamo accanto ad essa una nuova colonna, con sfondo grigio chiaro e con ripetuti gli stessi kana ma con l'aggiunta del ten ten.
Cosa succede? Succede che il suono KA si trasforma in GA, KI in GI (si legge ghi, non gi), KU in GU, KE in GE (si legge ghe) e infine KO in GO. Ed ecco tirati fuori dei nuovi suoni.
E se facciamo la stessa cosa con la colonna S-kana? In questo caso, SA diventa ZA, SHI si tramuta in JI, SU in ZU, SE in ZE e SO in ZO.
E se visto che ci siamo coinvolgiamo anche la colonna T-kana? Allora otteniamo da TA il suono DA, da CHI invece JI, da TSU otteniamo ZU, da TE otteniamo DE e da TO infine DO.
Avete notato? Di nuovo JI e ZU. Ma non li avevamo già ottenuti prima con la colonna S-kana?
Ebbene, JI e ZU possono essere scritti in entrambi i modi, ma per essere sinceri al 99% troverete i primi, non questi ultimi della colonna T, la T-kana come ormai l'ho ribattezzata.
C'è un ultima colonna che viene utilizzata per ricreare nuovi suoni, ed è la H-kana.
HA si trasforma in BA, HI in BI, FU in BU, HE in BE e HO in BO. Ma non è tutto. Gli hiragana di questa colonna sono anche oggetto di una seconda trasformazione, che si ottiene aggiungendo non il ten ten, ma il maru, "er pallino" come diremmo a Roma.
E in questo caso otteniamo i suoni PA, PI, PU, PE e PO. Li vedete nella colonna su sfondo grigio scuro.
Ma già che ci siamo concludiamo il discorso e diciamo che altri suoni ancora si ottengono scrivendo YA, YU e YO, scritti in piccolo dopo alcuni caratteri che producono così facendo un nuovo suono appunto.
Aggiungendo ad esempio al carattere KI subito dopo un piccolo YA, si ottiene il suono KYA. Se aggiungiamo un mini YU si ottiene invece KYU e corrispondentemente con un YO nanerottolo dopo si ottiene KYO. Li trovate nella prima colonna a sinistra della tabella in basso.
Se invece di KI usiamo alla stessa maniera GI (quindi KI con il ten ten), otteniamo rispettivamente GYA, GYU e GYO (colonna su sfondo grigio chiaro).
Stessa procedura utilizzando questa volta SHI, con l'ottenimento dei suoni SHA, SHU e SHO.
C0n JI (ovvero SHI con il ten ten) più i nanerottoli otteniamo JA, JU e JO.
Prendiamo ora CHI per ottenere con l'aggiunta dei kana piccini CHA, CHU e CHO.
Ancora NI per ottenere NYA, NYU e NYO.
Anche con MI si possono ottenere i nuovi suoni MYA, MYU e MYO.
Ancora RI per ottenere RYA, RYU e RYO.
Infine HI, con il quale possiamo ottenere HYA, HYU e HYO. Con BI (HI più ten ten ) otteniamo BYA, BYU e BYO.
Con PI (HI più maru) otteniamo PYA, PYU e PYO.
Ammazza che fatica.
Ora vete molti più hiragana di prima e potete sbizzarrirvi a scrivere anche parole senza senso, tipo BYOCHUJU in hiragana, per la vostra contentezza. Prima non potevate, e non è poco.
A questo punto non mi resta che darvi i compiti a casa.
Ecco alcune parole da tradurre in hiragana:
OHAYOU GOZAIMASU ("buongiorno" formale)
ARIGATOU GOZAIMASU ("grazie" formale)
OYASUMI NASAI ("buona notte" formale)
CHOKOREETO (cioccolato)
RYOKAN (albergo tradizionale)
BYOUIN (ospedale)
ZASSHI (rivista)
SHINBUN (giornale)
KAISHA (azienda)
GYAA GYAA (suono emesso da chi piange disperatamente)
PYON PYON (rumore di saltelli)
BAKA (stupido)
AHO (stupido, in dialetto di Kansai)
Ecco fatto. Anche stavolta in realtà c'è un piccolo tranello, ma ne parleremo poi la prossima volta, sempre se ne ho voglia sia chiaro.
Alla prossima lezione.